In queste pagine è possibile ripercorrere una ricerca storico/artistica sul nostro comune, curato dagli studenti del liceo Lussana di Bergamo, buona lettura!
Il 25 novembre 1945, a Cornalba, a 4 Km da Serina, si consumò una delle pagine più drammatiche nella storia della Resistenza bergamasca. Nel corso di due rastrellamenti, i reparti fascisti guidati dal capitano Aldo Resmini uccisero 15 partigiani della brigata 24 Maggio di Giustizia e Libertà: la brigata aveva costituito proprio a Cornalba la sua sede clandestina, nell’abitazione di una famiglia del paese, la Cà Bianca. Sette partigiani vennero colpiti fra le strade e i sentieri sopra il paese, altri tre scoperti
sulla corriera per Bergamo, fermata dalle camionette a Rosolo, appena fuori Serina.
La settimana successiva altri cinque vennero sorpresi fra la baita del Cascinetto, che era la base sul Monte Alben, e la mulattiera tra Serina e Dossena. Un’accurata ricostruzione dell’eccidio, realizzata anche attraverso le voci di molti testimoni, si
trova nell’opera La mitraglia sul campanile, il libro scritto da Bruno Bianchi e dalla moglie Nicoletta Tiraboschi con la collaborazione di Marco Sorelli. La pubblicazione è diventata anche un docufilm, a disposizione delle scuole per tenere viva la
memoria dell’evento. Nel paese di Cornalba, un monumento realizzato nei pressi del cimitero ricorda il sacrificio e i nomi di quei giovani partigiani.
Due personalità di primo piano
Le personalità di seguito richiamate sono solo alcune delle molte figure che hanno fatto di Serina un tesoro artistico-culturale. Palma il Vecchio, il più prestigioso artista locale, ha una rilevanza che supera i confini nazionali; il “Bombello” è il mecenate finanziatore del Monastero della SS. Trinità. Jacopo Nigretti della Valle, più comunemente conosciuto come “Palma il Vecchio”, nasce a Serina intorno al 1480. Il suo percorso però lo vede abbandonare il paese già in giovanissima età, per
recarsi nella allora capitale Venezia, fulcro artistico ed economico dell’Italia settentrionale, dominata dall'arte del maestro Giovanni Bellini e dalla nuova pittura tonale di Giorgione e Tiziano. È in questa città che sboccia e si sviluppa la sua carriera artistica, quando Jacopo lavora principalmente per committenti della laguna.
La prima testimonianza della sua presenza a Venezia risale al 1510, ma si presume che il suo arrivo sia antecedente tale data. Dopo il suo apprendistato Jacopo rivaleggia con i maggiori artisti contemporanei, divenendo un caposaldo dell’arte veneta rinascimentale. Pittore affermato all’epoca, il Vasari lo loda arrivando a dire che Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti non avrebbero altrimenti operato. La sua arte è incentrata su soggetti mitologici e soggetti sacri, oltre che sulla ritrattistica. All'epoca giovanile apparterrebbero i dipinti di soggetto mitologico, mentre la tematica sacra comparirebbe più avanti, sia con le pale d'altare, sia con le più famose Sacre Conversazioni. Le sue opere sono presenti in molti importanti musei nazionali e internazionali, oltre che nella parrocchiale di Serina. Giovanni Pietro Tiraboschi (1573-1655), “Bombello”, segna profondamente la vita sociale, culturale, amministrativa e anche religiosa del paese. Riesce a diventare un grande commerciante di spezie
nella Venezia del secondo Cinquecento. Mosso da animo riconoscente nei confronti del suo paese natale, avvia a sue spese la costruzione del Monastero della SS. Trinità, all’interno del quale sorge il Chiostro, luogo ricco di pace e di arte, tappa fondamentale nella visita di Serina.
Serina sorge ad un’altitudine di 821 metri s.l.m. nel cuore delle Prealpi Orobie. A est si erge il maestoso Monte Alben, che ricopre un territorio compreso tra la Val Serina, la Val del Riso e la Val Seriana. Caratterizzato da un massiccio montuoso di roccia
calcarea di aspetto imponente, il rilievo è diventato anche una meta di numerosi scalatori grazie alla falesia di Cornalba, considerata una delle pareti più tecniche d’Europa. Inoltre, nella stagione invernale, ai piedi del monte vengono praticate due
discipline sciistiche: si parla di sci alpino nella località “Conca dell’Alben” e di sci nordico per tutto l’anello di pista che si snoda da Zambla Alta fino a Valpiana. L’anello vanta una lunghezza di 16 Km. Alla sommità del Monte Alben sono presenti diverse cime collegate da creste rocciose, tra cui la Cima La Croce (1.975 m) e la Cima della Spada (1.952 m), che dominano il paese di Oltre il Colle, e la vetta principale (2.019 m), posta invece più a sud. A ovest troviamo il Monte Gioco con la sua curiosa propaggine piramidale detta “Zucchino”. Il monte, alto 1.366m, separa la Val Brembana dalla Val Serina.
Infine, a nord, oltre ad affacciarsi il Monte Castello (1.425m), si possono scorgere in lontananza i rilievi dalla Alta Val Serina: il Monte Menna (2.300m) e il Monte Arera (2.512m). Lo sviluppo urbanistico di Serina è allungato da sud a nord, chiuso tra il torrente e le pendici del Monte Alben. Quattro sono le frazioni che fanno da contorno: a sud, Bagnella; ad ovest, ai piedi del monte Zucco, l’antico borgo di Lepreno; poco sopra, la contrada di Corone; infine, a nord, Valpiana.
Ambiente
Serina è riuscita a promuovere uno sviluppo urbanistico senza però trascurare le zone verdi presenti nel territorio. Oltre, infatti, ai boschi ubicati alle pendici dei vari rilievi circostanti, sono presenti numerose località caratteristiche adatte al relax ed allo svago per tutte le fasce d’età. Il parco degli alpini, situato nel centro del paese, è la meta prediletta e offre ampie distese erbose, una pineta sul retro ed un parco giochi molto attrezzato.
Clima
Serina offre la possibilità di godere di temperature medie che, durante la stagione estiva, si aggirano intorno ai 22 °C di giorno e ai 13 °C di notte, dando modo al turista di vivere in totale armonia con l’ambiente circostante, respirando aria fresca, pulita e rigenerante.
Sentieri
Per scoprire i numerosi sentieri offerti dal territorio, visitare la pagina: https://www.prolocoserina.it/it/sentieri-e-percorsi/sentieri-e-percorsi-valle-serina
Serina si caratterizza per un patrimonio storico, culturale e ambientale decisamente raro per un paese di montagna, che ne fa un piccolo gioiello incastonato tra i monti bergamaschi. La prima fonte storica che cita Serina risale al XXII
secolo. La tradizione racconta che a fondare Serina siano stati due fratelli alemanni: uno, Ceronio, si fermò nella località dove ora sorge Lepreno; l'altro, un certo Carrerio, diede inizio all'insediamento di Serina con la contrada Carrera. Di certo si sa che dal primo casato serinese dei Carrara ebbero discendenza tre famiglie: i Carrara, i Valle e i Tiraboschi.
Le prime informazioni di Serina si fanno risalire al XII secolo. Il primo nucleo abitativo organizzato del territorio comunale è la frazione di Lepreno, che per alcuni secoli fu centro religioso e commerciale. I vicini di Lepreno, incoraggiati dalla progressiva cessione da parte del vescovo dei suoi diritti su quelle terre, fin dal 1186 poterono assicurarsi l’uso dei monti circostanti per la pratica delle loro attività di sostentamento. È probabile che già a quel tempo la vita delle contrade serinesi cominciasse a farsi animata, seppure in condizione di dipendenza, quantomeno amministrativa, dalla vicinia di Lepreno. Dalla fine del XV secolo, sicuramente perché attraversata dall’antica Via Mercatorum che collegava Bergamo ai Grigioni Svizzeri, Serina vide un notevole sviluppo urbanistico e demografico che la portò, in breve tempo, ad essere il più popoloso ed importante paese montano della bergamasca. Serina, come tutto il bergamasco, per circa un secolo subì vari cambi di governo, fra cui anche la signoria dei Visconti di Milano. Successivamente dal 1434 al 1797, Serina ufficialmente divenne una dominazione veneta, durante la quale divenne il capoluogo della Valle
Brembana superiore e quindi sede di un Vicario. Questo periodo fu piuttosto florido, molti Serinesi decisero di andare a Venezia per trovare lavoro e migliorare le proprie condizioni di vita. Nel 1797, con il trattato di Campoformio, tutto il territorio italiano finì sotto l’influenza francese e, dopo la caduta dell'Impero francese, il territorio precedentemente appartenuto alla Serenissima fu annesso all'Impero austriaco. Da qui poi la storia di Serina si intreccia con il Risorgimento italiano e la successiva Unità d'Italia.
Lo stemma di Serina è rappresentato da una Sirena bicaudata contornata da tre stelle, la tradizione vuole che le tre stelle rappresentino i tre casati più importanti e la sirena sia una metafora indicante l'abitato. Questo stemma è spesso utilizzato dalla famiglia Carrara congiuntamente alla botte (vero stemma del casato) posizionato nella parte inferiore. I colori di Serina sono il blu e il giallo che si rifanno ai colori dello stemma.
Centro storico
Il centro storico si distingue per l’originale disposizione longitudinale, che si sviluppa sulla lunghezza di più di un chilometro con il dislivello di un centinaio di metri. La porzione meridionale del paese corrisponde alla contrada del Bosco, ai lati di via Tiraboschi. Proseguendo oltre la chiesa di San Rocco, il percorso continua in salita e si apre nello slargo di piazza Umberto I, dove si trovano alcune abitazioni civili risalenti ai primi del Novecento, secondo un liberty locale. Dalla piazza si distacca via
Palma il Vecchio, che introduce al convento e alla chiesa della SS. Trinità, ai confini di quella che anticamente era chiamata la contrada Maurizio (in vicolo Mauritiorum). In posizione centrale si ammira il monumento a Palma il Vecchio realizzato nel 2015 dall’artista locale Paolo Bonaldi. A seguire, un maestoso complesso monumentale unisce la settecentesca Ca di Rafaèi e la chiesa dedicata a Santa Maria Annunciata e a San Feliciano. Vicino al lato nord della chiesa, si notano gli archi in pietra del porticato di S. Bernardino e la sede del Consorzio della Misericordia.
Costeggiando la scalinata della chiesa ci si introduce nella contrada di Mèza Ca - oggi via Cardinal Felice Cavagnis. A rendere testimonianza di un uso secolare della pietra locale con finalità non solo funzionali ma anche artistico-artigianali, troviamo la facciata di un’abitazione che conserva il gusto quattrocentesco e lo scrosciare di una fontana secentesca decorata con tre pinnacoli scolpiti nella pietra. Poco oltre si viene introdotti nella contrada di Piazza - via Vittorio Emanuele II - centro storico- amministrativo del distretto vicariale denominato Valle Brembana superiore. La sede ufficiale del vicario veneto era posta nell’edificio sulla cui facciata campeggia il possente Leone di San Marco. Sul lato opposto della strada è collocata la “fontana del vicario”, mentre sul fondo la chiesa dedicata a Santa Margherita.
Sul lato destro della via si stacca un breve percorso verso la contrada Castello. In ideale continuità, ma distaccate a nord rispetto all’asse principale del centro storico, si trovano le due contrade di più antica tradizione: Carrera e Valle. Carrera, a mano destra, lega il suo nome alla famiglia Carrara, dal cui aggregato familiare si formò la comunità serinese. Le chiese presenti furono dedicate in origine ai santi Antonio di Padova e Tommaso d’Aquino e più tardi anche a Sant’Antonio Abate.
Sul versante sinistro la contrada Valle, in un assolato avvallamento, sede dell’attività contadina praticata nei secoli. Deve il suo nome ai natali del pittore Palma il Vecchio (Jacopo Nigretti della Valle).
Bibliografia
http://culturabrembana.com/valle-brembana-una-terra-da-scoprire/
La fondazione della chiesa prepositurale di Serina poggia su elementi piuttosto incerti. Una prima indicazione cronologica sicura deve necessariamente riferirsi al 1449, anno in cui la parrocchia di Serina si rese pienamente autonoma. Si ha motivo di pensare che in quell’epoca sia stato avviato un ampliamento della chiesa preesistente, sebbene non sia possibile definire con precisione i particolari di quell’impresa. Tracce dell’antica struttura si possono individuare nel profilo di una finestra aperta sul fianco meridionale della Chiesa e in un affresco datato 1477, rinvenuto presso l’altare di S. Orsola.
Come è noto, il Settecento suscitò un fervore innovativo che coinvolse buona parte degli edifici sacri, trasformandone l'impianto architettonico secondo il gusto tardo-barocco, coltivato anche a Bergamo. A Serina vari decenni di quel secolo furono impiegati nella realizzazione di una vasta opera di rinnovamento dell’edificio della chiesa, che venne assumendo l’assetto attuale su disegno del più geniale esponente di una famiglia di artisti bergamaschi, l’architetto e intarsiatore Gian Battista Caniana (1671 –1754).
Lungo tutto il Settecento i serinesi diedero segni di fervido attaccamento alle secolari tradizioni religiose che convergevano sulla loro chiesa; si cominciò fin dai primi decenni con la costruzione del coro e delle sagrestie. I lavori di edificazione e di direzione dei lavori vennero affidati al capomastro Alessandro Piazzalunga di Bergamo. Il rito della consacrazione con l’antico titolo di S. Maria Annunciata ebbe luogo il 26 luglio 1760. Ne risultò l’elegante costruzione che ancora oggi evidenzia in esterno una facciata modulata in doppia partitura sovrapposta, divisa da un aggettante cornicione orizzontale che gira sui fianchi; sulla porta d’entrata un protiro snello reca testimonianza della chiesa precedente portando incisa nell’architrave la data 1640. Sulla parete situata a mezzogiorno, una meridiana composta di un triplice quadrante solare ricorda al passante l’inesorabile fluire del tempo. La pianta della chiesa è a navata unica rettangolare allargata al centro per consentire l’innesto della cupola emisferica; una sequenza di lesene corinzie scandisce lo spazio dei sei altari laterali. Considerata in uno sguardo riassuntivo d’insieme, la progettazione lascia intravedere l’evoluzione della sensibilità architettonica del Caniana verso un graduale avvicinamento alla poetica neoclassica.
Opere d'arte in chiesa e in sacrestia
La chiesa fu mantenuta in “stato di bellezza” grazie alla solerzia dei parroci e alle generose contribuzioni della popolazione. Nella rivisitazione delle numerose opere d’arte presenti in chiesa iniziamo con la “briosa scioltezza” dei grandi affreschi che decorano le pareti e la volta. Autore dell’imponente ciclo artistico è il pittore comasco Giovan Battista Rodriguez, che lo eseguì nel 1750. Nell’affresco in controfacciata, sopra la porta d’ingresso, è raffigurata la Fuga in Egitto; nel coro sono dipinte l’Adorazione dei pastori e l’Adorazione dei Magi; nel presbiterio l’Educazione di Maria e la Presentazione di Gesù al Tempio. Nei pennacchi della cupola sono rappresentati in quattro affreschi gli Evangelisti; nella cupola, sopra l’anello e in corrispondenza dei pennacchi, troviamo rappresentate in altrettante pitture le Virtù teologali: Fede, Speranza, Carità, nel tondo centrale la Gloria di Maria. La chiesa presenta sette altari. Primo altare a sinistra. Altare della Presentazione: polittico della Presentazione della Vergine di Palma il Vecchio (Serina, 1480ca - Venezia, 1528), autentica gloria locale; gli affreschi ornamentali dell’altare sono del pittore quadraturista bergamasco Bernardo Brignoli (1735-1793).
Secondo altare a sinistra. Altare dell’Immacolata Concezione: ornamenti a stucco dell’artista ticinese Muzio Camuzio (1717-1777) che si avvalse della collaborazione Eugenio Camuzio. Ai lati e nel sottarco dell’altare troviamo sette tele ovali di Francesco Cappella detto Daggiù, che raccontano la Vita di Maria (Storie della Vergine). Ai lati dell’altare due statue lignee realizzate nel 1782 da Donato Andrea: a sinistra l’allegoria dell’Umiltà, a destra della Purità. A lato dell’altare dell’Immacolata si trova la tomba del cardinal Felice Cavagnis (1841-1906). Terzo altare a sinistra. Altare del Redentore: tre tavole del polittico (originariamente a cinque scomparti) della Resurrezione (1520ca) di Palma Il Vecchio; in posizione centrale la tavola del Cristo Risorto; a sinistra S. Filippo, a destra S. Giacomo.
Primo altare a destra. Altare di S. Orsola: tela di Maffeo Verona, Martirio di S. Orsola e delle Compagne; la cornice, nella quale sono incastonate quattro medaglie con scene della vita di S. Orsola, è residuo dell’ancona realizzata nel 1648 dal magister lignaminis Antonio Carrara Bora. Sulla parete dell’altare è stato recuperato un affresco datato 1477 appartenente all’antico altare di S. Stefano in cui sono rappresentati: il Martirio di S. Sebastiano, il domenicano S. Pietro Martire (in alto ma destra) e l’agostiniano S. Nicola da Tolentino (in basso a destra).
Il secondo altare a destra è l’altare della Madonna del Rosario dei Camuzio. Sull’altare splende la figura della Beata Vergine del Rosario. Ai lati e nel sottarco dell’altare 15 medaglioni con i Misteri mdel Rosario. Il Terzo altare a destra è l’ Altare dei Morti. Sulla cimasa tre statue lignee di Fantoni. Ai lati dell’altare due statue lignee. L’altare maggiore, di cui la lavorazione lignea appartiene ai caniana. Sulla parete di fondo c’è la tela con il tema dell’Annunciazione. Sul finire del 1700 Caniana disegnò le cantorie e il pulpito.
L’organo, è dotato di duemila canne. Visione centrale dell’altare maggiore Nella sagrestia della chiesa, c’è una ricca dotazione artistica, tra le più importanti opere quelle di Andrea Previtali, Francesco Rizzo, Maffeo Verona e Carlo Ceresa.
L’accordo per l’edificazione del Monastero fu stipulato il 18 luglio 1627, tuttavia, per procedere ai lavori fu necessario ottenere il via libera sia da parte dell’autorità civile centrale, Venezia, concessa dal Serenissimo Principe Francesco Erizzo nel 1634, sia da parte dell’autorità pontificie avvenuta nel 1639 per mano del papa Urbano VIII (Maffeo Vincenzo Barberini). Il 10 maggio 1643, nel contesto di una importante cerimonia alla quale partecipò tutta la popolazione e il clero, fu posata la prima pietra. Non è noto l’autore della progettazione del Monastero. L’esecuzione si sviluppò in modo unitario, previo sgombero dell’area. Sulla stessa era presente la chiesetta dedicata a S. Carlo Borromeo, demolita con l’impegno di dedicare un altare a S. Carlo nella nuova chiesa del monastero SS. Trinità. I lavori di costruzione, durati trentadue anni, si conclusero nel 1675; l’inaugurazione avvenne l’anno successivo con l’ingresso delle monache. Venne assegnato il titolo di SS. Trinità al monastero e parimenti alla Chiesa, consacrata nel 1677 dal vescovo di Bergamo Daniele Giustiniani.
Si stima che la spesa complessiva sostenuta da P. Tiraboschi si attesti a “circa cinquanta mila ducati oltre la dotazione degli stabili”. La vita claustrale procedette fino al 1810, anno in cui fu emanato il decreto di Napoleone che ordinava la soppressione di tutti gli Istituti religiosi. Il Convento fu messo all’asta e acquistato da un cittadino di Almenno, il quale lo cedette ai corpi morali di Serina (Comune, Fabbriceria e Congregazione di Carità). Intorno al 1830 ne fu concesso l’uso ai frati minori riformati di S. Francesco fino al 1876, nonostante una nuova legge di soppressione (1866). Il 1° giugno 1895 le Suore dette di Maria Bambina vi fecero il loro ingresso ed istituirono un asilo infantile; il Comune aveva adibito il piano terreno a scuola elementare e a sede del proprio ufficio. Nel 1900 i tre enti morali, proprietari del Monastero, cedettero lo stesso alle Suore di Carità, finché lo stabile venne successivamente venduto nel 1990 al Comune di Serina. Oggi il Monastero è sede del centro anziani locale, gestito dalla cooperativa “In Cammino”.
Usufruiscono di questo servizio le persone anziane che non soffrono di particolari limitazioni dell’autosufficienza, ma si sentono insicure nella loro abitazione o vivono con particolare
sofferenza la condizione di solitudine.
Le finalità della casa sono:
– mantenere/recuperare il maggior grado di “benessere” psico-fisico-sociale della persona;
– evitare/ridurre i rischi d’isolamento ed emarginazione;
– prevenire cause che possono sfociare in ricoveri impropri.
https://coopincammino.it/abitare/casa-anziani-tiraboschi-bombello/
Le stanze del monastero circondano due cortili (maggiore e minore) e una chiesa. La chiesa è stata dedicata alla SS.Trinità; la pianta è a croce latina, la navata ha un soffitto basso per la presenza di coro, a cui si può accedere attraverso due porte ai lati dell’altare maggiore. Gli ampi finestroni sotto la cupola illuminano l’Altare maggiore e le due cappelle laterali, una dedicata alla Madonna del Rosario, l’altra a San Carlo Borromeo, patrono della Contrada Maurizio dove sorge il
Monastero. La chiesa è ornata di stucchi eseguiti in tempi diversi; quelli che coprono i sottarchi rappresentano le margherite; in esse l’artista ha inteso forse simboleggiare le umili ragazze di Serina e della Valle per le quali il generoso benefattore aveva voluto e dotato il Monastero. Sopra l’altare maggiore è presente un dipinto di Palma il Giovane (1549-1628): “La SS. Trinità”. All’altare della Madonna del Rosario si trova il dipinto: “Madonna col Bambino, S. Domenico e Santa Teresa; L’eterno Padre e angeli musicanti”, tela attribuita a Carlo Ceresa (1609-1679), anche se non se ne ha la certezza. All’altare di S.Carlo è presente invece: “San Carlo Borromeo, San Francesco, La madonna ed altri Santi” di Giovanni Carobbio di Nembro (1691- 1752).
Bibliografia: http://culturabrembana.com/valle-brembana-una-terra-da-scoprire/